Chi è di scena

Coriolano

Roma sarebbe caduta solo per mano di un romano

di William Shakespeare
con citazioni da Tito Livio, Orazio, Catullo e Ovidio
regia di Filippo Chiricozzi

12 dicembre 2019, ore 20,45

Info e prenotazioni: 3402309250 - coriolano.info@gmail.com

 

Il Coriolano di Shakespeare è stato ridotto a circa ore 2,20 (il testo integrale durerebbe circa 4 ore), diviso in due atti; in esso ci sono piccole citazioni in latino (immediatamente tradotte in italiano) tratte da Tito Livio, Orazio, Catullo e Ovidio, ci sono, altresì, tre canzoni medioevali cantate dal vivo e delle registrazioni musicali brevissime di percussioni adattate nei vari “bui” delle scene. Traduzione e adattamento sono del regista Filippo Chiricozzi. Unico oggetto scenico è un cubo di legno che serve alla cantante ed anche come appoggio per sedersi. Gli ambienti scenici sono rappresentati da immagini di vari luoghi dell’antica Roma e Pompei, proiettati sullo schermo che dovrebbe occupare l’intero fondale del teatro.  Il prezzo del biglietto d’ingresso sarà di € 15,00.
Shakespeare nel rappresentare la vicenda di Coriolano prende spunto dalle “Vite Parallele” di Plutarco.
La tragedia narra delle sommosse popolari dei plebei avverso i patrizi della prima Repubblica Romana. Caio Marzio (poi soprannominato “Coriolano), eroe romano e conquistatore della città di Corìoli nella guerra contro i Volsci, unisce il fascino del grande condottiero che si schernisce davanti alle acclamazioni dei romani, ad un temperamento fortemente aggressivo, offensivo ed insofferente nei confronti della plebe. Due Tribuni della Plebe sobillano i popolani,   che avevano dato il consenso con i propri voti alla elezione di Coriolano alla carica di console, istigandoli a rinnegare i loro voti. Coriolano, a tale notizia, reagisce violentemente aiutato da due generali dell’esercito romano e, se non fosse per la difesa del senatore Menenio Agrippa, gli sarebbe inferta la pena di morte. Menenio ottiene per lui l’esilio.

La reazione di Coriolano è al di fuori di ogni regola: abbandonata Roma egli si dirige verso Anzio presso la casa di Aufidio, generale dei Volsci e suo acerrimo nemico in tante battaglie trascorse, per offrire la sua spada, il suo valore e la sua vendetta contro i romani, allo scopo di conquistare e saccheggiare Roma. L’incontro tra lui ed Aufidio assurge a momento di grande drammaticità fin quando Aufidio stesso lascia cadere la sua arma e stringe in un commovente abbraccio il suo nemico di sempre invitandolo a dividere con lui il comando dell’esercito Volscio contro Roma. Le vittorie dei Volsci e le loro conquiste si spingono fin sotto le mura di Roma ed è questo il momento in cui Roma stessa invia, nel campo nemico, il senatore Menenio, grande amico e sostenitore di Coriolano, allo scopo di convincere quest’ultimo a desistere dalla guerra e tornare nell’esercito romano. La missione di Menenio si rivela fallimentare. La gloria e gli onori che l’esercito e il popolo dei Volsci conferisce a Coriolano provocano, in Aufidio, invidia e malcontento, al punto che, consigliato anche da cospiratori a lui fedeli, decide un agguato contro il suddetto, in attesa che si presenti l’occasione. Tale occasione si presenta quando la madre di Coriolano, insieme con la sposa ed il piccolo figlio, raggiungono il campo nemico al fine di riportarlo alla ragione. L’incontro tra Coriolano e la propria famiglia è un momento  di tragedia epica. Coriolano alla fine cede e decide di ottenere un accordo tra i romani e i volsci che sia onorevole per entrambi. La tragedia ha il proprio culmine con l’uccisione di Coriolano da parte di Aufidio, suoi accòliti e popolo volscio sobillato da Aufidio stesso. Alla morte segue uno struggente pentimento e rimpianto di Aufidio stesso.