Chi è di scena
La Compagnia del Tirso presenta
Il re muore
Una favola gotica?
di Eugene Ionesco
regia di Adriana Trapanese
dal 11 al 16 febbraio 2020
da martedì a sabato ore 20,30, domenica ore 17,30
Biglietti:
dal martedì al giovedì € 12,00
dal venerdì alla domenica € 15,00
ridotto € 12,00 per gruppi di 10 persone
per le scuole: studenti € 10,00 - accompagnatori gratuiti
Info e prenotazioni: 3338592803 - 3385372826
“Il Re muore (Parigi 1962) è il capolavoro di tutta l’ampia produzione drammaturgica di Eugène Ionesco, l’opera più matura, in perfetto equilibrio di forma e contenuto. Rappresenta la condizione umana senza ipocrisie e con potenti immagini poetiche. Il protagonista, Bérenger, l’uomo medio, l’alter ego di Ionesco, presente in alcune sue opere, è qui elevato al rango di un re, che lotta contro la propria fine. A poco a poco lo spettatore si accorge che gli viene mostrato soprattutto l’opporsi senza tregua alla paura dell’ignoto e allo scorrere inesorabile del tempo. Assistiamo ad una lotta eroica, e nello stesso tempo assurda, in quanto inutile, in modo assurdo e, a tratti, comico. Fin dalle prime battute il melodramma in costume viene sottoposto alla parodia e al grottesco. E’ insieme però un’ autentica tragedia, sia perché ne possiede i caratteri , sia perché trascende il dramma moderno della sofferenza individuale, divenendo dramma universale dell’umanità. “Il Re muore” oscilla quindi di continuo fra il “sublime” dell’inutile rivolta del protagonista contro necessità occulte e la forma grottesca e derisoria, per cui anche i sentimenti dello spettatore oscillano fra condivisione emotiva e distacco attraverso il riso. Il linguaggio, perfetto nell’esprimere l’inquietante intreccio, crea con la sua musicalità dissonante un’ atmosfera sospesa fra sogno e realtà. I ritmi sono incalzanti, i dialoghi sferzanti, le parole graffianti. L’essere umano, specchio fedele della società in cui vive, viene presentato così com’è e non come vuole apparire. Il dramma è polisemantico e si presta a molteplici chiavi di lettura: dalla favola gotica del re e del suo disastrato regno alla metafora del Potere, che trascina tutti nella sua rovinosa caduta, dalla tragica rappresentazione della condizione umana a quella del cosmo, destinati entrambi a finire. L’opera, pervasa da un forte senso etico, incita alla consapevolezza e al senso di responsabilità e sorprende per l’attualità delle tematiche. La sua complessità ha richiesto agli attori e alla regia un notevole impegno sia nella vocalità che nei movimenti scenici. L’essenziale scenografia e i costumi si ispirano all’arte gotica, giocando in modo surreale con i vari significati di questo aggettivo.
(Adriana Trapanese)